Elezioni Comites: in nome del risparmio, si mina il diritto di voto degli italiani all’estero

Una domanda è legittima: Come sono stati impiegati i 9 milioni di euro? Superate anche le più drastiche previsioni: solo il 3,76% degli elettori potrà votare per il rinnovo.

Arrivano i primi risultati sugli iscritti all’Albo degli elettori che potranno votare i prossimi Comites: inizialmente si è parlato addirittura di una percentuale pari a qualcosa in più dell’1% in alcune aree, ora i dati ufficiali parlano del 3,76% visto che gli elettori iscritti all’Aire sono 4.732.741, aumentati del 25% rispetto al 2015. Pare proprio che “i prossimi ‘Cari estinti’ saranno, i Comites”, questa volta nessuna Cassandra è stata smentita, anzi!

“Al di là che si tratti dell’1 o del 4%, il risultato è drammatico, soprattutto alla luce dell’aumento della base elettorale di un milione di iscritti – commenta di Oscar De Bona, Presidente Unaie – Finché non si capisce che se l’Italia spende un milione di euro per gli italiani all’estero significa che ne rientrano dieci volte di più, i risultati, in generale, che riguardano le nostre comunità, saranno sempre più preoccupanti. Fare il braccino corto non porta da nessuna parte, non si può continuare a pensare che non vale la pena spendere soldi per gli italiani all’estero e fare le elezioni con tutti i crismi. C’è una grande responsabilità a livello politico.

La frase ‘gli italiani all’estero sono una risorsa’ – continua De Bona – sarà anche abusata, ma resta sempre valida, peccato non si riesca a capirla fino in fondo. L’Italia deve comprendere, prendere atto che gli italiani nel mondo non sono un peso ma, lo ripeto all’infinito, una risorsa, perché abbiamo tutti gli interessi a che l’Altra Italia resti legata, che comprino italiano, investono in case in Italia, continuino ad essere i nostri primi ambasciatori. Ma è il Governo, in primis, che deve crederci. Ecco anche il motivo per cui sono per il ripristino di un Ministero per gli Italiani nel Mondo”.

Anche la Senatrice Laura Garavini è pronta a commentare i risultati resi noti: “La bassa adesione è legata a quello che è il vero problema della partecipazione al voto, ossia l’inversione dell’opzione. Un meccanismo che ostacola la partecipazione, invece di favorire. Per questo motivo, è necessario abolirla. Perché un voto poco partecipato rischia di non essere rappresentativo delle nostre comunità all’estero. I Comites, invece, sono il primo presidio istituzionale e democratico sul territorio.

Ed è importante che ne rappresentino tutte le sensibilità”. Parla di dati non incoraggianti il Senatore Francesco Giacobbe, dati che “segnalano il fallimento del meccanismo dell’inversione dell’opzione del voto, un meccanismo al quale mi sono sempre opposto e che credo sia al limite della garanzia costituzionale.

Non garantisce la partecipazione universale al voto democratico. Personalmente fino all’ultimo ho sperato in un breve slittamento del voto, anche a causa della crisi pandemica tuttora in corso in alcuni Paesi dove persistono delle restrizioni pesanti; un breve tempo di pausa per eliminare il meccanismo di inversione dell’opzione del voto e approvare una legge che modernizzano la rappresentanza Comites. Ma purtroppo come sappiamo l’opposizione di alcuni gruppi parlamentari non ha permesso uno slittamento e siamo chiamati a votare con le regole dell’inversione dell’opzione. Oggi è quasi inutile cercare di individuare i responsabili, sarebbe uno scaricabarile che non fa bene alla rappresentanza e alle nostre Comunità.

Da questa esperienza impariamo che una seria riforma dei Comites non è più rinviabile”. Significativa la dichiarazione di Roberto Menia, Responsabile nazionale del Dipartimento per gli Italiani nel Mondo di Fratelli d’Italia: “Non posso che ribadire quanto già ebbi a dichiarare qualche tempo fa.

Il sistema dell’opzione preventiva è incomprensibile e sbagliato, oltre che antidemocratico: se davvero si crede all’importanza del voto dei nostri connazionali, alla loro partecipazione alla vita delle comunità, allora si doveva favorire il loro accesso al voto, non allontanarli o respingerli, delegittimando di fatto la rappresentatività e la funzione dei Comites. La percentuale infima che parteciperà a queste votazioni era ampiamente prevedibile, sia essa l’uno o il tre per cento di cui si parla”.

Preoccupazioni, malesseri, dubbi che forse non entrano proprio nei luminosi saloni del MAECI dove pensavano che bastasse qualche ospitata televisiva per raggiungere gli elettori all’estero cui spiegare il funzionamento dell’opzione inversa.

Oltretutto, hanno sostenuto di aver messo in piedi un’efficientissima campagna informativa già da maggio scorso ed anche quel circa milione in più di iscritti all’Aire sembrava lasciare sperare in chissà quale incremento della partecipazione.

Non hanno voluto ascoltare, in nessun modo, gli appelli al rinvio delegando alla “politica” la decisione di cancellare l’opzione inversa che già nel 2015 aveva ridotto drasticamente la percentuale dei votanti.

Per concludere, un’altra domanda è legittima: che fine hanno fatto, come sono stati impiegati i 9 milioni di euro destinati a queste elezioni volute a tutti i costi, contro (quasi) tutti e tutto? Quanto è costata e a chi sono stati indirizzati i fondi per la campagna informativa? Chissà cosa penserebbe la Procura di questo sperpero di denaro pubblico… quando impongono un criterio, in nome del risparmio, che non ha altri risultati se non minare il diritto di voto! (Giovanna Chiarilli)

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