Nel 1935, il governo italiano nominò un nuovo Console Generale per l’Australasia nella persona del 36enne torinese Paolo Vita-Finzi. Classe 1899, aveva combattuto la Grande Guerra, guadagnandosi una medaglia d’argento al valor militare.
Il giovane diplomatico approdato a Sydney possedeva una forte vena letteraria e una predilezione per i casi singolari, i profili biografici, le peculiarità e le bizzarrie politiche di ciò che accadeva intorno a lui.
La comunità lo conobbe non solo come rappresentante degli italiani d’Australia ma anche nella sfera familiare e personale.
Maestro della parodia e valoroso giornalista pubblicista oltre che diplomatico, Paolo Vita-Finzi visse due vite spesso distinte e parallele.
Collaborò con numerosi giornali e riviste e pubblicando nel 1926 ‘Antologia Apocrifa’, una raccolta di parodie di autori contemporanei, in prosa e in verso.
Le diaboliche, pazienti e millimetriche “esecuzioni a freddo” di Vita-Finzi partono da una conoscenza capillare dell’autore-bersaglio, gli rubano l’anima e la trasformano in scheletro freddo e fedele dell’originale, cogliendone al meglio difetti e virtù.
L’incarico diplomatico in Australia fu breve, dal novembre 1935 al febbraio 1937, a volte difficile ma pur sempre pieno di positività.
Non era ancora giunto a Sydney da Fremantle, a bordo della nave Themistocles, quando l’Italia venne colpita dalle sanzioni della Lega delle Nazioni per l’invasione dell’Abissinia. Durante il viaggio la consorte Donna Nadia Vita-Finzi diede alla luce il primogenito Ennio così che nel suo primissimo approccio con la stampa locale australiana durante una sosta ad Adelaide parlò alquanto brevemente della situazione geopolitica e molto più del nascituro nonché del proprio desiderio di visitare al più presto la comunità di tagliatori di canna da zucchero italiani nel Nord Queensland.
I giornali australiani e italo-australiani dell’epoca nutrirono molta simpatia per i coniugi Vita-Finzi.
Il figlio Ennio era infatti nato a bordo di una nave inglese, in acque australiane, da padre italiano e madre russa.
Il Console disse alla stampa, “E’ un bambino internazionale, una piccola Lega delle Nazioni.” Donna Nadia apparve più volte sul Sydney Morning Herald con fotografie e brevi articoli che la descrivevano come coraggiosa partoriente a bordo di una nave in tempesta.
Il secondo lieto evento fu la nascita del figlio Claudio a Sydney, nel 1936.
La notizia fu riportata sui maggiori giornali dell’epoca e come scrisse l’Italo-Australian, “penetrando in ogni casa ove viva un connazionale ed in ogni famiglia di nostra stirpe.
E quanti hanno appreso la gentile nuova hanno sorriso e beneaugurato.” Per celebrare la nascita del piccolo Ciaudio, i Vita-Finzi tennero un “cocktail party” nella loro residenza a Point Piper, intrattenendo oltre 160 invitati, tra membri della società locale e della comunità italiana.
Il rapporto cordiale e di profondo interesse per i connazionali fu evidente in occasione delle molteplici cerimonie di addio tra cui quelle organizzate dalla Società Dante Alighieri, dalla Camera di Commercio, dal Fascio di Sydney e dall’Associazione Ex-Combattenti al momento che venne reso noto il suo trasferimento ‘ad altro incarico’ che ne comportò il ritorno in Italia.
Scrisse messaggi personali alle tante associazioni italiane a Sydney, porgendo i migliori auspici per il futuro e dicendosi grato per il modo in cui era stato accolto.
Nel medesimo spirito di collaborazione, volle chiarire il ruolo del Consolato Generale di imparziale diffusore di notizie e di un dialogo con tutta la stampa locale.
Assiduo sostenitore delle iniziative a favore della comunità, il suo nominativo appare tra i maggiori contribuenti per la erigenda Casa d’Italia e dell’Ospedale “Eoliani caduti in Guerra.” Istituì a Sydney un fondo dell’Oro alla Patria, dove partecipò in prima persona con la propria fede matrimoniale.
Richiamato in Italia nel 1937, fu colpito dalle leggi razziali in quanto ebreo e benché “fascista” credette per qualche tempo che Mussolini avrebbe esaltato le virtù nazionali degli ‘ebrei’ sottolineando la profonda relazione tra giudaismo e Risorgimento, tra sionismo e patria italiana. Decise quindi di lasciare moglie e figli per recarsi in zona di guerra in Spagna a fianco delle forze del Generale Franco.
Nel 1938 le leggi razziali lo costrinsero a lasciare definitivamente il Ministero degli Affari Esteri e a tornare, ma stavolta da esule, in Argentina dove vi era stato in qualità di console italiano a Rosario.
La comunita italiana di Sydney ha goduto di illustri rappresentanti consolari, tra cui Paolo Vita-Finzi.
Nel dopoguerra, rientrato nel corpo diplomatico, continuò a scrivere lettere a membri della comunità italiana di Sydney, sostenendo la causa per i diritti dei lavoratori emigrati.
Nella prefazione al libro di memorie, ‘Giorni lontani. Appunti e Ricordi,’ il grande storico Renzo De Felice notava: “È probabile che molti lettori non sappiano neppure chi è stato Paolo Vita-Finzi, e che persino quei pochi ai quali il suo nome è familiare lo conoscano solo per alcuni tra i molteplici aspetti della sua attività e poco o nulla sappiano del resto della sua personale lunga vicenda umana.”
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