Tu, vieni a spezzare le mie catene

Il successo di una congregazione si evince dal numero di vocazioni! A poco servono gli sfarzi, le facciate in pietra arenaria o i riconoscimenti mondani a religiosi ottuagenari se poi mancano gli operai per la messe.

Così che l’umile quanto zelante Congregazione dei Chierici Regolari di Somasca, recentemente definita da un diacono dell’Arcidiocesi “quella a cui tutti dovrebbero guardare” e che amministra le parrocchie di San Giuseppe a Moorebank e San Cristoforo a Holsworthy, gioisce per qualcosa di inatteso: qualcuno ha ricevuto la sua prima vocazione al sacerdozio in poco meno di due anni dall’inizio del ministero pastorale a Sydney.

Si tratta di Matthew Frijo, un italo-australiano già particolarmente attivo nella vita parrocchiale e diocesana, nell’ambito della formazione giovanile e universitaria cattolica. 

Docente di scuola superiore, a soli 21 anni di età, lo scorso 20 febbraio, Matthew è entrato ufficialmente nel postulantato, la tappa del discernimento che segue l’aspirantato, un periodo vissuto in famiglia, dove il candidato cerca di capire meglio la propria vocazione. 

Al rito religioso dell’inizio del postulantato erano presenti i genitori di Matthew, i membri della Congregazione Somasca, vari sacerdoti diocesani, oltre ad una chiesa gremita di fedeli, amici e conoscenti.

Per circa un anno, come postulante, Matthew vivrà all’interno della comunità religiosa pur mantenendo la propria professione al fine di raggiungere un’adeguata preparazione al noviziato. Nella circostanza, il postulante è chiamato a discernere la propria determinazione a convertirsi attraverso un progressivo passaggio della vita secolare alla vita religiosa. 

A guidare Matthew Frijo, come padre spirituale, sarà Padre Christopher De Sousa, giovane e brillante predicatore e prima vocazione australiana dei Padri Somaschi, che esercita il ruolo di maestro di formazione della suddetta comunità religiosa.

Matthew è arrivato a Moorebank nel 2019, dopo aver accolto l’invito della comunità italiana di Moorebank in cerca di un nuovo accolito per servire la Santa Messa domenicale delle 10.45. Umile, rispettoso, amorevole, dal cuore limpido, onesto, gentile con gli altri, pronto ad assistere chiunque abbia bisogno del suo aiuto, Matthew ha mostrato pubblicamente di possedere le qualità essenziali per una vita religiosa e ora si prepara a scrutare, nell’intimo del suo cuore, la vocazione al sacerdozio missionario.

La vocazione di Matthew Frijo è motivo di grande gioia anche per la comunità italiana di Moorebank. 

La Congregazione dei Padri Somaschi è un ordine religioso prettamente italiano nello stile e fu fondato dal veneziano San Girolamo Emiliani nel 1534; ciò a seguito di una fuga miracolosa dalla prigionia per opera della Beata Vergine Maria. La congregazione rappresenta un dono straordinario della divina provvidenza, capace di suscitare negli aspiranti giovani quello stile di vita che San Benedetto da Norcia chiamava la “vocazione perfetta”. 

La regola somasca si basa, infatti, sui principi di lavoro, devozione e carità e sui tre voti di castità, povertà e obbedienza. I migliori auguri, quindi, per Matthew Frijo e per la Congregazione dei Padri Somaschi, con la speranza di molte nuove vocazioni a Sydney.

Infine, mi permetto un commento personale. Con immenso piacere ho assistito alla celebrazione d’ingresso al postulantato di Matthew tenutasi a Moorebank. 

Già avevo conosciuto Matthew quando ancora era studente di scuola superiore al Good Samaritan College di Hinchinbrook. Era il 2017. Mi trovavo a svolgere un praticantato in preparazione per l’insegnamento e dovevo accompagnare il mio supervisore agli allenamenti di Rugby che si svolgevano in un parco a 10 minuti di distanza. 

Fu lì che incontrai Matthew Frijo per la prima volta. Era il capitano della squadra e, come tutti i ragazzi adolescenti sportivi, dava l’impressione dello spavaldo. Ma si sa che, a quell’età, le apparenze ingannano.

Un anno più tardi, nel 2018, in uno dei tanti sabato mattina, mi recai alla parrocchia di San Cristoforo ove ebbi la sensazione che, forse, per il giovane Matthew qualcosa era cambiato. Ero lì, a Holsworthy, per partecipare alla Santa Messa in Latino quando intravidi un ragazzo precedermi all’ingresso, qualche minuto prima dell’inizio della celebrazione eucaristica. 

Sorpreso e perplesso, la mia mente stava già considerando che: se un giovane come Matthew si recava alla Santa Messa in Latino, possibilmente era alla ricerca di una comprensione più profonda del mistero di Cristo e del Sacrificio della Croce. 

E cosa può essere più chiaramente manifesta della lex orandi nella complessità dell’azione liturgica contenuta nel Messale di San Pio V?

Questioni teologiche a parte, dopo un decennio, il Matthew delle scuole superiori ha raggiunto una strepitosa maturità accademica e spirituale, ben oltre la media dei suoi coetanei. Era l’unico, nella squadra di Rugby, che non avrei mai pensato potesse contemplare una vita religiosa ma, già da allora, si poteva notare immediatamente la grinta e la determinazione, qualità di cui hanno bisogno gli uomini che accolgono la vocazione sacerdotale in questo momento storico particolare per la vita della Chiesa.

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