Vietato pensare

Un cappa di piombo si è abbattuta sul mondo. 

Dall’America alla Russia, al Regno Unito, Belgio, Francia, Italia, Australia… qualsiasi parola dissidente sembra essere diventata intollerabile. 

È impossibile far capire che si può contestare la legittimità dell’aggressione russa in Ucraina e criticare la natura aggressiva dell’espansione della NATO ad est. 

È vietato condannare la presenza a lungo termine, nelle forze di sicurezza ucraine, milizie naziste come questa brigata Azov, rifiutando assolutamente che ciò possa giustificare l’offensiva disonorata che Putin guida oggi. 

Vietato simpatizzare sia per i civili morti o terrorizzati a Kiev che per coloro che soffrono dal 2014 nel Donbass. 

Bandito per stigmare la palese violazione del diritto internazionale da parte della Russia, pur ricordando che l’Occidente è esperto in questa materia da decenni… vedi Iraq, Iran, Palestina, Libia, Siria, Panama, Serbia… 

Vietato denunciare i bombardamenti di obiettivi civili da parte dell’esercito russo ricordando che questo non ha nulla a che vedere con ciò che i civili hanno sofferto in Vietnam, Cambogia, Hiroshima o Dresde. 

Vietato criticare l’aiuto militare di Putin ai separatisti dell’Ucraina orientale, mentre denuncia gli USA portati in Kosovo o nell’odierna isola separatista di Taiwan. 

Vietato denunciare le bugie di Putin, mentre ricorda la pietosa performance di Colin Powell all’ONU il 5 febbraio 2003, sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.

Qualsiasi parola sfumata, ogni tentativo di pensare con la propria testa, ogni velleità di collocare questo conflitto in una prospettiva storica, ogni opinione diversa da quella delle autorità viene immediatamente attaccata come un reato, una complicità con un nemico di tortura. (Nico Hirtt*)

* Nico Hirtt, professore e saggista belga-lussemburghese, autore di numerosi articoli, libri e conferenze sulla scuola e sui sistemi educativi europei.

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