Silvana Mangione torna a parlare di editoria all’estero

Pochi ne parlano, neanche coloro che appena qualche mese fa, durante la campagna elettorale si fregiavano di rappresentare “il partito del pluralismo e dell’informazione libera”, ma recentemente Silvana Mangione, vice segretario generale del CGIE per i Paesi Anglofoni ha espresso dure parole contro quanti vogliono mettere il bavaglio alla stampa italiana all’estero, in un articolo a sua firma pubblicato su Gente d’Italia, dopo il rifiuto del Com. It.Es. e dell’Ambasciata di Montevideo di parere favorevole per i contributi al maggiore quotidiano in lingua italiana all’estero.

Commentando il “parere aberrante dato dal Com.It.Es. ispanofono di Montevideo nei confronti di Gente d’Italia”, la vice segretario ha lanciato un appello a quanti invece di rappresentare le istanze delle collettività si adoperano per “cancellare un giornale scomodo, che non si inchina ai diktat dei potenti e ha la malaugurata abitudine di dire la verità, come la vede, e di dare spazio alle idee di tutti, affinché siano i lettori a decidere e a fare le proprie scelte.” Vogliamo aggiungere che lo stesso è accaduto a Sydney.

Sulle problematiche che affliggono più in generale i media all’estero, la Mangione ha aggiunto che “i nostri giornali hanno bisogno innanzitutto di finanziamenti adeguati alle loro necessità reali e chiedono che le pratiche burocratiche per usufruirne siano snellite al fine di potervi accedere entro l’anno in cui viene presentata la richiesta e non quasi due anni dopo, come invece succede, quando un qualsiasi ritardo o intoppo – vero o creato per silenziare le voci sgradite – mette in ginocchio chi è costretto ad autofinanziarsi in toto per sopravvivere, in attesa che il Dipartimento per l’editoria (DIE), presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, eroghi il contributo. Per questa ragione, sono scomparsi troppi giornali pubblicati da anni per informare il bacino dell’emigrazione.”

Inoltre, Mangione ha ricordato che con la nuova legge sull’editoria del 2018 è stata abolita la Commissione Nazionale per l’Editoria, “imponendo una nuova complicata modulistica per la presentazione delle richieste di contributo. Penalizzanti, ha confessato la DIE, sono state anche la superficialità e, talvolta, l’ignoranza della materia, palesate da alcuni, seppur non troppi, funzionari della rete diplomatico- consolare.”

A questo si sono aggiunte le politiche personalistiche dei Com.It.Es. e dei loro presidenti, guidati da rancori e antipatie che ledono l’onore dell’Amministrazione a cui i comitati concorrono. “Se fosse ancora esistita la Commissione Nazionale sull’Editoria – ha aggiunto Mangione – avrebbe per esempio immediatamente determinato l’illegittimità del parere del Com.It.Es. di Montevideo, che viola precise indicazioni di legge ed è chiaramente ispirato e imposto dall’allora Presidente. La Commissione non esiste più e non ha potuto intervenire.”

Mangione non risparmia neanche una critica all’autorità diplomatico-consolare. “Toccava quindi all’autorità diplomatico-consolare contestare al Com. It.Es. il grave errore commesso ed emanare un proprio giudizio basato soltanto sui tre requisiti richiesti ai sensi di legge, ma l’Ambasciatore Iannuzzi, inspiegabilmente, ha preferito stilare a sua volta un giudizio negativo sulla linea editoriale di Gente d’Italia, convalidando in apparenza quanto scritto dal Com. It.Es.”

La vice segretario tira dritto, facendo venire a galla l’attuale situazione in cui devono operare le testate italiane all’estero. “L’informazione che non si inchina a quanto preferito dalle autorità locali di turno è certamente fastidiosa, spesso addirittura imbarazzante, perché espleta la sua fondamentale funzione di Quarto Potere, dopo il Parlamento, il Governo e la Magistratura, dei cui comportamenti fa – o dovrebbe fare – attenta denuncia.”

In riferimento ai presidenti dei Com.It.Es., Mangione aggiunge, “perciò i dittatori degli orticelli personali, usano qualunque mezzo per ridurla al silenzio, imbavagliandola, e quelli dei grandi poteri lo fanno incarcerando o addirittura uccidendone i responsabili.

E questo, nel mondo italiano, non deve succedere, perché lo vieta prima di tutto la nostra Costituzione per la quale la libertà di stampa è sacra e “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, il che rende illegale quanto scritto dal Com.It.Es. che doveva soltanto riguardare l’esistenza, il servizio alla comunità e la distribuzione del giornale, non la vergognosa e ingiustificata censura ai contenuti.”

Avremmo preferito che a pronunciare queste parole e denunciare le gravità di quanto accaduto contro il periodico “Allora!” negli ultimi 3 anni fossero il nostro rappresentante al CGIE e i nostri parlamentari eletti nella circoscrizione.

Anche se questo finora non è accaduto, non cambia la nostra stima nei loro confronti e in questa occasione vogliamo pubblicamente rinnovarla, sicuri che i pensieri della Mangione possano essere uno sprono affinché ne a Montevideo e ne tantomeno a Sydney si debba assistere alla soppressione dell’informazione libera e pluralista.

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