Made in Italy anch’io

È bello apprendere che la Camera di Commercio abbia unito le forze con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per dare credibilità al prodotto italiano e tutelare il consumatore.

Rimango convinto che tutela, diffusione, consumo e controllo del Made in Italy attraverso il coinvolgimento delle reti commerciali italiane nel mondo siano necessari e rappresentino un’immancabile arma difensiva del sapere italiano.

Non intendo criticare o sminuire le iniziative a favore del Made in Italy, ma non voglio neppure che vengano svalutate le attività produttive degli italiani all’estero. Il Made in Italy non è solo un pacco di pasta, un abito firmato o una Ferrari. Ogni singolo italiano è un Made in Italy.

È per questo motivo che la nostra Costituzione tutela il lavoro italiano all’estero e le istituzioni sono chiamate ad assumersi il compito di promuovere e salvaguardare anche il grande potenziale produttivo dei nostri connazionali emigrati. Ogni italiano è sempre una fonte di economia e risorsa per l’Italia. Siamo imprenditori, artigiani, distributori, casari, pastai, meccanici, stilisti e molto altro ancora.

Esigiamo rispetto, quindi, affinché da italiani, il nostro lavoro abbia comunque a godere della protezione dello Stato in maniera dignitosa. Anche se abbiamo lasciato l’Italia non l’abbiamo abbandonata o, come sostiene una minoranza, ‘siamo scappati.’

Chi ha lasciato l’Italia alla ricerca di un avvenire diverso è rimasto profondamente italiano con la sua presenza attiva nel consumo e nella diffusione di prodotti, idee e servizi Made in Italy. Rimangono sempre italiani coloro che non rinnegano la propria identità. La nostra cultura e il nostro modus operandi non potranno mai essere contraffatti.

Vogliamo frenare o controllare il finto Made in Italy, conosciuto come “Italian sounding” per favorire il consumo consapevole di prodotti autentici, ma non disprezziamo l’identità delle migliaia di aziende di famiglia e degli imprenditori italiani, piccoli e grandi che all’estero, da generazioni e da fieri italiani, continuano a creare prodotti a volte anche migliori di quelli geograficamente legati all’Italia.

Oltre a fare leva sulla vendita di prodotti e attrezzature Made in Italy, contrastando quanto è “Italian sounding,” bisogna tornare ad investire sul capitale umano, sugli italiani nel mondo come vera carta vincente dell’italianità.

nsomma, non si può fare la guerra tra poveri, sostenendo un figlio solo perché è rimasto in Italia.

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